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Cinzia Revelli - arriverò da te |
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Scritto da Super Amministratore | |||
Sabato 23 Luglio 2011 13:35 | |||
SMETTERE O CONTINUARE...? Hai letto questo testo di Scritturalia? Esprimi il tuo apprezzamento, da scarso a ottimo. Non è un concorso. Non c’è nessun premio. Tu e l’autore non vincerete nulla. Perché votare allora? Semplicemente perché il tuo giudizio di lettore anonimo, onesto, schietto e disinteressato, potrà essere utile all’autore. La tua disponibilità a un semplice click come stimolo per lo scrittore/scrittrice a ripensare e a migliorare la propria scrittura…
Affresco romano "Donna con stilo e libro" (detta Saffo)
![]() Cascina Macondo Centro Nazionale per la Promozione della Lettura Creativa ad Alta Voce e Poetica Haiku Borgata Madonna della Rovere, 4 - 10020 Riva Presso Chieri - Torino - Italy Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. - www.cascinamacondo.com
ARRIVERÒ DA TEdi Cinzia RevelliCascina Macondo - Scritturalia, domenica 17 luglio2005 Vennero ed erano in tre con addosso divise e verità. Sangue: miscela di segni, di visi, di nomi… troppi nel mio. Le loro parole non avevano occhi, né mani. Io partenza senza ritorno. Tu l’addio nella gola, obbligato a restare. Ci ammucchiarono a urli e bestemmie. Il treno fischiò spezzando i miei sogni. Giorni di ghetto, poi un timbro su un foglio. Una terra è promessa se vuoi seminarci i tuoi passi… io scesi in una stazione cruda di luci e di sguardi, l’attraversai senza orme. L’indifferenza può sapere di miele… cercai per giorni di confondermi con ogni ombra, la diffidenza e l’odio mi scovarono sempre. Trovai una tana di stanza: una branda, un secchio, un brandello di specchio a riflettere scie strette di lacrime. File di attesa sudata, fame nella pancia, vertigine di ricordi e il vuoto di te. Mi diedero un lavoro: spegnere la vista su lucide stoffe, carezze per belle signore. Punto su punto, il primo salario e la carta per scriverti… per raccontarti di un mondo gentile, di sorrisi e di pane… per ferirmi sulle spine della menzogna… Ogni parola respinta al mittente… Ero brava a ricamare i desideri degli altri, iniziarono a chiedermi trame sempre più ardite… Il barattolo del caffè si gonfiò di monete… I mesi passarono e gli anni… Il pensiero di te luce ai miei occhi, forza alle mie mani… Il treno fischia e fa risplendere i sogni. Tornare indietro a raccogliere le tracce di una vita perduta. Confine. Hanno costruito mura alte, aspre di armi e di elmetti. Provo a passare, ma il mio sangue non è cambiato. Mi siedo e stringo forte le mie speranze nel petto. Aspetto qui… Aspetto che il mio sangue muti, che una crepa incida le certezze che avvelenano le menti… Aspetto che l’erba mi cresca intorno, un bosco, una foresta, intrecci di rami, foglie bisbiglianti, lascerò che le radici bevano dalle mie vene e, scavando lievi, mi portino aldilà di questo cemento maledetto… …Arriverò da te, sarò gemma alla finestra o ala o piuma… Arriverò da te, non smettere di aspettarmi… LA FORESTERIA "TIZIANO TERZANI" DI CASCINA MACONDO
Il nome "Macondo" che abbiamo dato alla nostra Cascina nel 1992 " Macondo era allora un villaggio di venti case di argilla e di canna selvatica costruito sulla riva di un fiume dalle acque diafane che rovinavano per un letto di pietre levigate, bianche ed enormi come uova preistoriche. Il mondo era così recente, che molte cose erano prive di nome, e per citarle bisognava indicarle col dito. Tutti gli anni verso il mese di marzo, una famiglia di zingari cenciosi piantava la tenda vicino al villaggio, e con grande frastuono di zufoli e tamburi faceva conoscere le nuove invenzioni. Prima portarono la calamita. Uno zingaro corpulento, con barba arruffata e mani di passero, che si presentò col nome di Melquìades, diede una truculenta manifestazione pubblica di quella che egli stesso chiamava l'ottava meraviglia dei savi alchimisti della Macedonia. Andò di casa in casa trascinando due lingotti metallici, e tutti sbigottirono vedendo che i paioli, le padelle, le molle del focolare e i treppiedi cadevano dal loro posto, e i legni scricchiolavano per la disperazione dei chiodi e delle viti che cercavano di schiavarsi, e perfino gli oggetti perduti da molto tempo comparivano dove pur erano stati lungamente cercati, e si trascinavano in turbolenta sbrancata dietro ai ferri magici di Melquìades…"
Si ringrazia Gabriel Garcia Marquez per aver scritto e regalato agli uomini un così grande libro. A lui la nostra gratitudine e il nostro affetto.
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Ultimo aggiornamento ( Lunedì 01 Agosto 2011 08:16 ) |
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