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Anna di Paola - la finestra sul lago |
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Scritto da Tartamella | |||
Domenica 17 Luglio 2011 15:13 | |||
SMETTERE O CONTINUARE...? Hai letto questo testo di Scritturalia? Esprimi il tuo apprezzamento, da scarso a ottimo. Non è un concorso. Non c’è nessun premio. Tu e l’autore non vincerete nulla. Perché votare allora? Semplicemente perché il tuo giudizio di lettore anonimo, onesto, schietto e disinteressato, potrà essere utile all’autore. La tua disponibilità a un semplice click come stimolo per lo scrittore/scrittrice a ripensare e a migliorare la propria scrittura…
Affresco romano "Donna con stilo e libro" (detta Saffo)
![]() Cascina Macondo Centro Nazionale per la Promozione della Lettura Creativa ad Alta Voce e Poetica Haiku Borgata Madonna della Rovere, 4 - 10020 Riva Presso Chieri - Torino - Italy Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. - www.cascinamacondo.com
LA FINESTRA SUL LAGOdi Anna Di PaolaCascina Macondo - Scritturalia, domenica 20 aprile 2008 È l’alba di un nuovo giorno. L’aria fresca raggiunge il mio viso e mi accarezza dolcemente mentre spalanco la finestra di buon mattino. Gli altri ancora dormono. Lo sciabordio delle barche attraccate al molo giunge fino al mio orecchio e fatico a concentrarmi sul lieve dondolio dell’onda. Infilo un paio di jeans e una maglietta a corro fuori senza neppure lavarmi il viso. Il richiamo dell’acqua è talmente forte da riuscire a interrompere i rituali gesti mattutini. Mi siedo sulla riva ancora in ciabatte. Lontano un pescatore armeggia con le reti, ma non riesce a disturbare questo mio sentire. Respiro a pieni polmoni con la bocca aperta, quasi volessi mangiare questo paradiso. C’è una montagna che cola a picco sul lago, così maestosa sembra toccare il cielo. A fatica innalzo lo sguardo, sembra non arrivare mai la fine. Stento perché sono ancora saldamente ancorata al molo, mi dimeno in mezzo al fango e ho paura di volare. Ci vorrebbe una ventata ad hoc, quel vento amico capace di innalzare gli aquiloni per strappare le catene che mi tengono bloccata qui. Io ancora sulla riva in solitudine profonda chiudo gli occhi e raccolgo le gambe tra le mie braccia. Una pace inaspettata dal volto antico giunge nel mio profondo, la stessa pace che ho assaporato un tempo sulle rive di un altro lago lontano. La città è lontana con i suoi rumori, i suoi sapori amari e le sue tragedie. Il chiacchiericcio sotto il salice piangente mi fa sollevare la fronte che tenevo appoggiata sulle mie ginocchia. Di colpo le immagini dell’anno trascorso cercano di farsi strada nella mia mente. Una cappa di smog mi inghiotte nelle sue viscere. Sensazioni discordanti abitano in me come il caldo e il freddo. E il dolore fisico si erge a padrone del mio corpo. Mi sciolgo in un pianto silente mentre il salice sorride al nuovo sole. I palleggi riecheggiano chiari, battono il tempo che fugge via. La vita scorre e nel suo andare porterà via lontano da me questo immenso dolore. LA FORESTERIA "TIZIANO TERZANI" DI CASCINA MACONDO
Il nome "Macondo" che abbiamo dato alla nostra Cascina nel 1992 " Macondo era allora un villaggio di venti case di argilla e di canna selvatica costruito sulla riva di un fiume dalle acque diafane che rovinavano per un letto di pietre levigate, bianche ed enormi come uova preistoriche. Il mondo era così recente, che molte cose erano prive di nome, e per citarle bisognava indicarle col dito. Tutti gli anni verso il mese di marzo, una famiglia di zingari cenciosi piantava la tenda vicino al villaggio, e con grande frastuono di zufoli e tamburi faceva conoscere le nuove invenzioni. Prima portarono la calamita. Uno zingaro corpulento, con barba arruffata e mani di passero, che si presentò col nome di Melquìades, diede una truculenta manifestazione pubblica di quella che egli stesso chiamava l'ottava meraviglia dei savi alchimisti della Macedonia. Andò di casa in casa trascinando due lingotti metallici, e tutti sbigottirono vedendo che i paioli, le padelle, le molle del focolare e i treppiedi cadevano dal loro posto, e i legni scricchiolavano per la disperazione dei chiodi e delle viti che cercavano di schiavarsi, e perfino gli oggetti perduti da molto tempo comparivano dove pur erano stati lungamente cercati, e si trascinavano in turbolenta sbrancata dietro ai ferri magici di Melquìades…"
Si ringrazia Gabriel Garcia Marquez per aver scritto e regalato agli uomini un così grande libro. A lui la nostra gratitudine e il nostro affetto.
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Ultimo aggiornamento ( Lunedì 01 Agosto 2011 09:44 ) |
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