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News - News | |||
Scritto da Tartamella | |||
Lunedì 27 Maggio 2019 07:15 | |||
SUL & DALlettere e parole SUL & DAL carcere
in queste pagine articoli, riflessioni, analisi, poesie e racconti, testi vari che trattano del carcere, del diritto, della giustizia, della legalità. Contributi di detenuti, giudici, avvocati, intellettuali, cittadini qualunque... 8 OTTOBRE 2020 un gruppo di detenuti del carcere Rodolfo Morandi di Saluzzo Anche quest’anno, dopo quella prima volta dell’ 8 settembre 2018, non vogliamo venire meno all’impegno che avevamo preso. È vero, siamo in ritardo di un mese rispetto all’8 settembre, data in cui si festeggia l’Armistizio e la nascita della Resistenza che simbolicamente avevamo scelto per inviare una nostra lettera alla cittadinanza. Chiediamo scusa per il ritardo, ma il 2020 è stato l’anno del Coronavirus. In questi mesi di chiusura totale ci è venuta a mancare la nostra figura principale, la nostra guida, il nostro docente Pietro Tartamella dell’associazione di promozione sociale Cascina Macondo, colui che ci ha introdotto e accompagnato in questi anni nel mondo magico della scrittura e della poesia e che, come tutti gli altri professori e volontari, è rimasto bloccato all’esterno delle mura. È stata per noi una grande perdita. L’unico modo di comunicare o di interagire con lui in questi mesi è stato solamente tramite lettera. Di solito, diverse settimane prima della data prevista, cominciavamo a discutere tra di noi, cercando di individuare i contenuti che avremmo scritto: appunti, bozze, rifacimenti venivano letti e corretti in continuazione ogni giorno, per trovare le parole giuste da inserire in quella che poi sarebbe diventata la lettera definitiva. Quest’anno non ci è stato possibile dedicare così tanto lavoro alle revisioni e alle riletture, e non ci è stato possibile essere puntuali. Per noi, mantenere questo impegno, non è così semplice, come di primo acchito può sembrare, e un anno, anche se lungo, passa velocemente, così velocemente che siamo arrivati agli sgoccioli della scadenza senza nemmeno rendercene conto… Il dramma del Covid-19 non ha certo risparmiato il carcere. Tutte le attività trattamentali e scolastiche sono state bruscamente e completamente interrotte, anche a causa di alcuni contagi provenienti da detenuti incautamente trasferiti a Saluzzo da altre zone infette d’Italia. Non aver avuto più alcun contatto con il mondo libero ha molto aumentato il nostro isolamento oggettivo e la sua percezione. Abbiamo anche dovuto fare a meno delle visite dei famigliari, particolarmente preziose per i reclusi. Di contro sono aumentate le nostre telefonate ai famigliari, comprese le videochiamate, completamente innovative rispetto al consueto. Come sempre avviene, abbiamo compreso l’importanza delle attività culturali nel momento in cui ne siamo stati privati ed è dura sentirsi tagliati fuori dal contesto sociale. Per questo motivo, nonostante si comprenda la necessità della tutela sanitaria e i limiti che questa impone, non vediamo l’ora che l’emergenza termini, in modo da poter nuovamente fruire di tutte le opportunità culturali che il contatto con gli operatori esterni ci consentiva. Voi del mondo libero, tra ogni sorta di paure e chiusure di ogni genere e, per ultimo, privati anche di molte libertà, siete andati avanti giorno dopo giorno per contrastare questo male nuovo che è il Coronavirus... Anche qui, in carcere, i giorni sono volati, impegnati nel seguire con attenzione e dispiacere le notizie che i Tg ci davano su quello che succedeva fuori da queste mura. Per fortuna durante l’anno nessuno di noi del gruppo è morto, qualcuno è stato trasferito, uno è andato in semilibertà, altri si sono aggiunti, quindi a conti fatti è già un gran successo visto dal nostro punto di vista. L’impegno che ci siamo presi vuole portare una parola dal mondo carcerario al mondo esterno, cercando di far convivere questi due mondi, il vostro e il nostro. Forse qualcuno penserà che queste nostre parole siano dette così, tanto per dire. Ma forse ci sarà qualcuno, magari anche solo una persona che, leggendo queste righe, sentirà la nostra vicinanza ai tristi giorni passati e a quelli che verranno, e ci auguriamo che possa essere d’aiuto e conforto per tutti. 8 ottobre 2020 - Carcere di Reclusione “Rodolfo Morandi” – Saluzzo Un gruppo di detenuti A. S. M., C. C., D. L., E. T., G. L. L., G. C., G. S., G. G., I. M., L. S., M. T., N. B., R. A. LETTERA AI MIEI ALLIEVI RISTRETTI di Pietro Tartamella L’anno 2020 sarà ricordato in tutto il mondo come l’anno del coronavirus. Agli inizi del mese di marzo, dopo le molteplici restrizioni emanate dal governo per far fronte alla pandemia inaspettata che coglie tutti, o quasi tutti, di sorpresa, siamo stati catapultati in una sorta di incubo e indefinito tormento. Ci ritroviamo improvvisamente prigionieri delle nostre case, reclusi, agli arresti domiciliari, senza poter uscire, se non per motivi particolari e giustificati... di Salvatore Torre Il telefono squilla una volta, due ... poi, la voce di mia madre, nel sentire la mia, cambia registro, prende respiro. I miei nipoti dormono ancora. La sento muovere leggera verso di loro e invocarne carezzevole i nomi. Sonnacchiosi, i ragazzi ricevono macchinalmente il telefono dalla nonna, le loro voci pasticciate dal sonno, soprattutto quella della femminuccia, già bella e delicata di suo, mi restituiscono in quell’istante il senso profondo della tenerezza... IL SERVIZIO CIVILE NAZIONALE ACCESSIBILE AI DETENUTI? di Emilio Toscani e Pietro Tartamella Nel 1972 nasce in Italia il diritto all’obiezione di coscienza. Sotto la spinta delle azioni di protesta condotte dalle organizzazioni non violente il Governo approva la legge n. 772: “Norme in materia di obiezione di coscienza”, che sancisce il diritto all’obiezione per motivi morali, religiosi e filosofici, e istituisce il Servizio Civile obbligatorio in alternativa al servizio militare... ERGASTOLO: SENZA SPERANZA L’UOMO PERDE LA SUA UMANITÀ di Carmelo Musumeci “Perché si limitano a tenerci vivi? Non abbiamo neppure un filo di speranza a cui appoggiarci. A stare in carcere senza sapere quando finisce la tua pena, ci vuole tanto, troppo, coraggio. Non si può essere colpevoli, cattivi e puniti per sempre. Nessuna condanna dovrebbe essere priva di speranza e di perdono. L’ergastolano se vuole vivere più serenamente deve sperare di morire prima del tempo.” (Dal libro “Nato colpevole” di Carmelo Musumeci, pubblicato e distribuito da Amazon) Da tanti anni sono un attivista per l’abolizione della pena dell’ergastolo, e del carcere, come solo luogo per espiare la pena. “Antonio Cianci, l’ergastolano 60enne che tra il ‘74 e il ‘79 uccise un metronotte e 3 carabinieri, venerdì scorso, in permesso premio, ha tentato di ammazzare un anziano per rapinarlo, all’ospedale San Raffaele.” Quando accadono fatti di sangue come questo mi cadono le braccia e il cuore per terra perché immagino le reazioni di chi legge. Innanzitutto trasmetto tutta la mia solidarietà alla vittima dell'aggressione, ma subito dopo mi domando cosa ci stava a fare Cianci ancora in carcere, da 40 anni, per un reato commesso quando aveva 20 anni. E perché allora dicono che in Italia l’ergastolo non lo sconta nessuno? Bisognerebbe riflettere anche sul fatto che con lui, e con la maggioranza di chi ci finisce dentro, il carcere non funziona e che il 70% dei detenuti che escono ritornano dentro. La verità è semplice: il carcere, così com’è, non è la medicina ma, anzi, è la malattia. Non voglio, nel modo più assoluto, cercare o trovare delle attenuanti ad Antonio Cianci, ma so che in ognuno di noi c’è il bene e il male e purtroppo, nella stragrande maggioranza dei casi, un carcere cattivo e fuorilegge e una pena che non finisce mai tirano fuori il peggio delle persone. Ho conosciuto Antonio Cianci negli anni ’80 e nel gergo carcerario fra noi detenuti si diceva che “quello con la testa non ci stava”, ma si comportava bene perché aveva imparato la lezione che al "sistema" non interessa che tu diventi bravo, ma solo che fai il bravo, anche perché se diventi davvero “buono” crei problemi all’istituzione. Una persona buona, infatti, difficilmente riesce a sopportare le ingiustizie del carcere, fatte su di sé e soprattutto sugli altri compagni. Penso che prima del detenuto bisognerebbe educare il carcere all’umanità e alla legalità. Tutti sanno che il sistema carcerario è fuorilegge: istituti sovraffollati, fatiscenti e invivibili, condizioni igieniche sanitarie da terzo mondo, suicidi, morti sospette, ecc... Tutti sanno che il carcere è il posto più illegale di qualsiasi altro luogo, ma nessuno fa nulla. Ormai solo i delinquenti, o ex delinquenti, credono e si appellano alla legge, probabilmente perché è difficile accettare di essere in carcere per non aver rispettato la legge e poi dentro vedere che lo Stato e gli uomini dello Stato fanno peggio. Quei pochi detenuti che hanno il coraggio di rivolgersi al Magistrato di Sorveglianza (e questo coraggio lo pagano caro, ne so qualcosa io) spesso vengono additati ed emarginati dalle stesse istituzioni. Allora che fare per portare il carcere alla legalità? Bisogna educare i nostri politici al rispetto della legge (ovviamente senza sbatterli in carcere perché non c’è posto). E dato che nei 207 carceri italiani quasi nessuno rispetta le leggi internazionali, i trattati, le convenzioni europee, la nostra Costituzione, le leggi nazionali e il regolamento di esecuzione dello Ordinamento Penitenziario, denunciamo il carcere. Tutti coloro che affermano di avere a cuore la legalità in carcere, compresi i detenuti, polizia penitenziaria, politici e quei parlamentari che una volta ogni mai visitano le carceri, denuncino pure alla Procura della Repubblica tutto quello che vedono e che accade nelle carceri in Italia. Insomma, non solo con le parole, ma denunciamo il carcere con i fatti! Denunciamo che il carcere è un po’ di tutto fuorché un carcere, denunciamo che è un luogo crudele che gli uomini hanno creato e mal governano e che fa diventare i prigionieri più cattivi di quando sono entrati. Per l’Associazione Liberarsi, Carmelo Musumeci Novembre 2019 8 SETTEMBRE 2019 LETTERA APERTA DEI DETENUTI DI SALUZZO ALLA CITTADINANZA un gruppo di detenuti del carcere di Saluzzo ha deciso di scrivere ogni anno, a ridosso dell’8 settembre, una lettera aperta alla cittadinanza alla cortese attenzione della cittadinanza,
(progetto 2019 Cascina Macondo "Sulle Orme di Basho-le declinazioni del viaggio") Nel dormiveglia non me ne rendo conto. Le grida di mia moglie seduta sul letto al mio fianco mi fanno capire che è tutto concreto, sono a casa mia, nel mio letto. Mi dice di chiamare l’ostetrica, perché le si sono rotte le acque. (progetto 2019 Cascina Macondo "Sulle Orme di Basho-le declinazioni del viaggio") Ciao. Sono uno sgabello. Di legno. Come quello che ogni detenuto ha in dotazione nelle carceri. Adesso sono un pezzo di legno morto, ma una volta facevo parte di un bellissimo larice. Ero il terzo ramo a destra, partendo dal basso. Poi, all’improvviso, un fulmine ha bruciato il mio larice e lo scheletro annerito è stato portato in segheria... (progetto 2019 Cascina Macondo "Sulle Orme di Basho-le declinazioni del viaggio") L’arancino per i siciliani è una palla di riso con ragù, piselli, prosciutto cotto. È croccante fuori e morbido dentro ed è una bontà. A partire dall’alto medioevo e dal mondo Arabo l’arancino ne ha fatta di strada!... SCIOPERO DELLA FAME NEL CARCERE DELL’AQUILA ELOQUENTI COINCIDENZE, di Emilio Toscani
IL BIMBO MARRONCINO, di Alì Mhando UN NUOVO NEMICO IN AGGUATO, di Emilio Toscani
TREDICI per VENTIQUATTRO, di Emilio Toscani
IMMUTABILE NELLO SPAZIO E NEL TEMPO, di Emilio Toscani
L'INDECENTE GUARDARSI NEGLI OCCHI, di Francesca de Carolis
8 SETTEMBRE 2018 Siamo un gruppo di detenuti del carcere Rodolfo Morandi di Saluzzo, che ha deciso di prendersi l’impegno di inviare ogni anno ai giornali, a ridosso dell’8 settembre, una lettera aperta alla cittadinanza.
Con la speranza di essere di nuovo accolti qui l’anno prossimo ringraziamo per lo spazio che ci è stato concesso 8 settembre 2018 - Carcere Rodolfo Morandi - Saluzzo Ally Mhando, Angelo Rucco, Emilio Toscani, Gian Luca Landonio, Giuseppe Pelaia, Matteo Mazzei, Pasquale Austero
VORREI ESSERE UN MAGO, di Gian Luca Landonio
Le qualità che dovrebbe avere un insegnante, di Francesco Sorrentino per gentile concessione dell'autore e dell'Istituto "Soleri-Bertoni" di Saluzzo Prima di addentrarmi nel perché ho scelto, come qualità di un insegnante, carisma, chiarezza e motivazione, è doveroso fare una premessa per non essere equivocato. Michele Serra, autorevole giornalista e intellettuale di sinistra, nel suo articolo sul bullismo nelle scuole, un po’ retrò a mio avviso, è stato accusato di classismo. Poiché io sono un ex camorrista mi si potrebbe dire:... lettera di Ahmad Masalmeh a Mimmo Agreste Mio carissimo Amico Domenico, mi hai chiesto di lasciarti un pensiero scritto perché tu possa... ELOGIO DEL DIALOGO, di Ahmad Masalmeh Questa breve raccolta di scritti, composti in tempi e circostanze diversi, vuole essere un contributo tangibile all'argomento del dialogo, o, meglio, dei dialoghi presenti in un essere pensante. I vari argomenti sono un esempio delle diversissime contingenze nelle quali è essenziale per ognuno poter dialogare, con se stesso, con il prossimo e con il mondo che lo circonda. I vari argomenti, apparentemente slegati tra loro, sono in realtà il prodotto della poliedricità presente in ogni uomo. La difficoltà delle situazioni rappresentate non consente di essere né esaustivi, né conclusivi, e vanno considerati anche i limiti dello scrivente e le ristrettezze nelle quali si è potuto agire. La mancanza di internet, di accessi a materiali bibliotecari e di tutti quegli strumenti normalmente disponibili, limitano molto le possibilità espressive di chi produce un lavoro in carcere. Per questo i brani proposti vogliono essere solo uno spunto per futuri dibattiti o integrazioni di terze parti che saranno oltremodo gradite. Primo Levi ha scritto: "Comunicare si può e si deve: è un modo utile e facile di contribuire alla pace altrui e propria, perché il silenzio, l'assenza di segnali, è a sua volta un segnale, ma ambiguo, e l'ambiguità genera inquietudine e sospetto. Si può sempre comunicare. Rifiutare di comunicare è colpa." Recenti fatti avvenuti mi hanno fatto ricordare quanto scritto da Levi e mi hanno confermato quanto sia determinante la comunicazione o la sua assenza nella scelta della direzione nella quale vogliamo dirigere le nostre vite... LA LEGALITÀ UN’ARMA A DOPPIO TAGLIO, di Pietro Tartamella IL GRADO DI CIVILIZZAZIONE DI UNA SOCIETÀ SI MISURA DALLE SUE PRIGIONI, di Pietro Tartamella prefazione al libro "LA STRETTA DIMANO E IL CIOCCOLATINO- i detenuti raccontano" Presso i Nativi Americani delle Grandi Pianure un uomo che uccideva un altro uomo della stessa tribù (evento rarissimo) veniva bandito dal campo per quattro anni. Doveva montare il suo tepee a 3/5 chilometri dal campo. La famiglia, se voleva, poteva andare con lui. All'omicida veniva distrutta soltanto... VIVA LA SETTIMANA DELLA LEGALITÀ, di Emilio Toscani
L'ONDA D'URTO MI SCARAVENTO' SULLA STRADA, di Alfateh
ANCHE NELLA MIA LINGUA MADRE SI DICE CHE LA SPERANZA E' L'ULTIMA A MORIRE CHE COSA E' IL REGIME DI TORTURA DEL 41 BIS? di Carmelo Musumeci Ultimamente mi stanno scrivendo diversi laureandi che stanno preparando la tesi sulla tortura del regime del 41 bis prevista dal nostro ordinamento penitenziario. Penso che sia importantissimo che i giovani, nelle loro tesi di laurea, s’interessino e scrivano delle conseguenze che porta questo terribile regime... Ho saputo che un altro detenuto s’è suicidato e ho pensato che quando un prigioniero si toglie la vita in carcere molti ci rimangono male. Ma ci rimane male soprattutto l’Assassino dei Sogni, perché così facendo gli togli il potere di ucciderti lentamente, un po’ tutti i giorni e un po’ tutte le notti... (Diario di un ergastolano www.carmelomusumeci.com ) Qualunque cosa facciamo, dalla più piccola e insignificante alla più grande e ambiziosa, immancabilmente siamo costretti a individuare delle regole. Organizziamo un concorso di poesia? Bene, quali le regole? Quante poesie si possono inviare? di che lunghezza? a tema? o libere? entro quando bisogna inviarle? quando la premiazione?... Una cosa che ho imparato da bambino è il principio della fluidità, che riassumo così: “se si verificano delle contraddizioni all’interno di una serie di regole stabilite... Ciao Angelo, mi chiedi quale sarebbe la cosa (la pena) giusta per un uomo che ha fatto questo (ha ucciso la moglie, la figlia di cinque anni e il figlio di venti mesi). Non è facile rispondere alla tua domanda... L'ERGASTOLO UNA PENA DI MORTE MASCHERATA di Carmelo Musumeci Caro Garantista, ho saputo che da qualche giorno sei in edicola e siccome sono davvero pochissimi i quotidiani disposti a darci voce, voglio subito chiedervi luce e spazio per gli uomini ombra, come chiamo io noi condannati alla “pena di morte viva”... COME SI ORDINA UN OMICIDIO di Francesca De Carolis Alcune riflessioni, dopo aver visto il video che per alcuni giorni è comparso sulla pagina di Repubblica on line. Titolo: come si ordina un omicidio. Nelle immagini Giovanni Di Giacomo, che darebbe l’ordine al fratello ... Era la prima volta che c’incontravamo senza sua madre e sua sorella, perché avevo detto alla mia compagna di mandarmelo da solo. Mi ricordo che ero appena stato trasferito al carcere di massima sicurezza di Novara. E quello era il mio primo colloquio che facevo in quel carcere... I 99 ANNI DI PIETRO INGRAO di Carmelo Musumeci (carcere di Padova) Ho letto su “Il Manifesto” che lo scorso 30 marzo il grande vecchio della sinistra italiana ha compiuto 99 anni. Questi due 9 consecutivi mi hanno ricordato il mio fine pena, così come è scritto nel certificato di detenzione: 9.9.99. Una volta agli ergastolani scrivevano “fine pena mai” in rosso... Quella mattina ero in ansia. Impaziente. E avevo il cuore pieno di pensieri. In carcere, il giorno del colloquio è sempre più lungo degli altri. Ero sdraiato sulla branda a occhi aperti a pensare. E ad aspettare che le guardie mi chiamassero. Intanto iniziai a pensare che lei per venirmi a trovare si era dovuta prendere un giorno di riposo nella lavanderia dove lavorava... LETTERA DI UNA MOGLIE AL MARITO DETENUTO di Anna Giuba Ciao amore mio, che disperazione venire a trovarti e saperti lì dentro. L'avevi descritto bene, il carcere. Ho fatto due ore di treno, poi mezz'ora di pullman e sono scesa sulla statale deserta, accanto alla tangenziale dove passano i tir... INTERVISTA DI BIAGIO FINOCCHIARO A CARMELO MUSUMECI
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Ultimo aggiornamento ( Venerdì 09 Ottobre 2020 18:49 ) |
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