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Elena Bonassi - elettricista d'ambo i sessi |
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Scritto da Super Amministratore | |||
Lunedì 07 Maggio 2012 16:56 | |||
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ELETTRICISTA D'AMBO I SESSI di Elena Bonassi Cascina Macondo - Scritturalia, domenica 1 aprile 2012
Era stato a casa veramente tanto,Francesco, e poi era riuscito a tornare a scuola per un pelo, senza essere bocciato per le troppe assenze. Prima il mal di pancia, poi il mal di testa e comunque, anche quando riuscivano a trascinarlo, tutto pronto e con lo zaino in spalla fino alla porta di casa, un improvviso conato di vomito lo faceva correre diritto al bagno ,a vomitare. Aveva girato quasi tutti gli ospedali, ambulatori e pronto soccorsi e nessun medico aveva trovato alcuna patologia reale. Alla fine avevano parlato di fobia scolare e Francesco aveva incominciato ad andare dalla psicologa. Insieme avevano incominciato a capire di che cosa aveva paura e in qualche modo Giovanni era riuscito a finire l’anno, tutto contento, pensando, lui e soprattutto i suoi genitori, che tutto fosse passato. Prudentemente però Fancesco aveva preferito non chiudere con le sedute e vedere, alla ripresa autunnale, come sarebbero andate le cose. E fu la volta dei piedi. Le unghie incarnite. Di solito non sono un enorme problema: qualche seduta dal podologo e si risolve tutto. Ma per Francesco sembrava indicato un piccolo intervento, in day hospital, da farsi un venerdì di novembre,in modo ch e il lunedì successivo avrebbe potuto tornare a scuola. Invece a febbraio era ancora a casa. Il chirurgo aveva dovuto togliere granulomi profondi e dare tanti punti che avevano fatto infezione. Francesco aveva avuto tanto male da non poter neanche stare seduto, e poi , guarda caso,gli era caduto sul piede il libro più pesante della biblioteca di casa e poi,appena tornato a scuola un compagno l’aveva spinto e lui era ricominciato tutto da capo. Intanto c’è da scegliere la scuola superiore,entro il 15 del mese. A Francesco sembrano tutte troppo difficili. Finalmente si decide per l’istituto alberghiero che sembra meno impegnativo. Peccato però che poi si va a fare il cuoco, o il barman: niente di più lontano dal suo desiderio. Alla fine decide per una scuola professionale di fotografia. Un giorno, durante l’intervallo, mentre i compagni corrono,Francesco, seduto su una sedia nel giardino della scuola, guarda una lucertola che si è arrampicata su un tronco mozzo, sporge di scatto la sua lingua sottile e lecca l’acqua che, cadendo a gocce dall’alto, si spande sul legno. All’inizio la goccia, che per caso le cade sulla testa, la spaventa e lei fugge. Ma poco dopo non scappa più: ha capito che la goccia non è nociva e che, anzi, può essere un’ottima doccia, in quell’ inizio troppo caldo di primavera. “ Non è difficile imparare, per gli animali”,pensa Francesco, sconsolato. La lucertola aderisce al piano , molto inclinato, del tronco con dei filamenti sottili che escono dai tre artigli che formano la zampa e che non aveva mai notato prima, perché le lucertole le aveva sempre guardate dall’alto. Francesco pensa che se volesse fotografarla non potrebbe osservarla in santa pace come sta facendo senz’altra preoccupazione che quella di guardare e l’idea di fare una scuola di fotografia gli sembra orribile. Intanto il compagno che lo prende sempre di mira,quel bastardo che gli pesta sempre i piedi, in tutti i sensi, anche sparlando di lui, sta giocando al pallone insieme agli altri e il migliore amico di Francesco gli passa la palla. Quello che era il suo migliore amico,con cui usciva tutti i giorni e che adesso non lo calcola più neanche di striscio. Quello che ha creduto alle voci che il bastardo ha messo in giro fino a dIchiarare “Francesco mi sta sul culo”. Il bastardo ce l’ha fatta a metterglieli tutti contro. Quando finisce di bere la coca cola Francesco accartoccia la lattina nel pugno come se fosse la testa del bastardo e si avvia lentamente verso la classe con la paura di non farcela a controllarsi. E’ diventato l’amico delle femmine: gli passano i compiti, lo fanno copiare e gli suggeriscono quando i professori lo interrogano e gli scappa fuori tutto dalla testa. In cambio lui le sta ad ascoltare per ore quando gli raccontano del ragazzo le ha lasciate e gli chiedono se è proprio vero che non le ama più e se c’è ancora qualcosa che si può fare. Dicono che lui è meglio delle amiche, che sono invidiose. Francesco sta anche ingrassando,a forza di stare seduto a mangiar dolci, a casa. Perché intanto ha preso un altro colpo al piede ed ha così male che a scuola non ci può stare. Non vuole neanche che lo vadano a trovare, perché non gli piace che lo vedano a letto,come un invalido. Francesco è diventato un vecchietto che parla del tempo , sempre troppo freddo o troppo caldo, e della fatica che gli costano i suoi brevi percorsi, di cui si lamenta come se fossero viaggi interplanetari. Pensa a quando affronterà il bastardo, perché non può continuare a mandar giù e a lasciargli guadagnar terreno. Immagina una strage: le compagne non ce a faranno a trattenerlo. Gli raccontano delle gite scolastiche a cui lui non partecipa e lui tiene un diario in cui sdcrive le cose che gli piacciono e le storie che potrebbero nascere. Al museo del cinema però ci va perchè dentro la mole c’è l’ascensore. Francesco guarda la città dall’alto, ritrova le strade conosciute, la scuola e la sua casa, poco distante. Dall’alto tutto è piccolo e lontano, non sembra neanche vero. Nel vento leggero due stormi di uccelli volano compatti, lasciandosi portare, usando le correnti per allontanarsi, avvicinarsi e creare nel cielo forme bellissime che cambiano continuamente. Francesco si chiede se si stanno solo divertendo o sanno che stanno dando anche spettacolo. Camminare lentamente è il nome di un sito che Francesco ha trovato su interrnet. Propone un week-end nell’ostello di un paesino lungo la via francigena dove si camminerà, lentamente e non troppo a lungo e si faranno dei racconti. Francesco chiede di andarci:come si può dire di no? Anche il chirurgo continua a dirgli che deve camminare lo stesso, come può, e che non deve stare sempre fermo. La mamma si vorrebbe fermare anche lei con Francesco, mai genitori non possono rimanere: la regola è quella e non si fanno eccezioni. E così, dopo i saluti, i ragazzi incominciano a lavorare. Paolo, che conduce il laboratorio, spiega come, nella notte dei tempi, è nata la narrazione, come si è evoluta, chi sono, che cosa facevano - e qualche volta fanno ancora - i narratori della tradizione. “Anche voi “, dice, “diventerete dei narratori. Incomincerete pensando a un ricordo di famiglia e da lì, camminando lentamente e in silenzio, creerete il vostro racconto: un racconto che poi narrerete, la domenica pomeriggio,a quelli che verranno ad ascoltarvi. Come si faceva una volta nelle feste, nei battesimi e nei matrimoni. Francesco pensa al bisnonno Pasquale che non voleva andare a spaccare le pietre , come facevano tutti gli uomini poveri di quel piccolo paese arrampicato sulle Madonie. Così se ne era andato in America. Francesco aveva cercato tante volte di farsi raccontare la storia del bisnonno Pasquale,ma sembrava che nessuno la conoscesse,e poi sul più bello arrivava sempre sua madre a dire di smetterla con quella vecchia storia. Il bisnonno Pasquale comunque era tornato , aveva sposato una brava ragazza del paese e le aveva fatto fare 12 figli. Uno di loro, il papà di Francesco, nero come il carbone , immigrato a Torino, aveva sposato la mamma di Giovanni, bionda come le spighe del grano maturo ed era nato Francesco: tutto sua madre. Camminando lentamente , senza bisogno di appoggio, Francesco decide che di dare un volto e una vita al bisnonno Pasquale. La storia comincia che Pasquale scappa di notte, raggiunge il porto di Palermo, si intrufola clandestino nella pancia di una nave e va a nascondersi nella sala macchine. Il fuochista ha tutto da guadagnarci a tenerselo lì facendolo lavorare al suo posto, tanto nessuno scende in quell’inferno a controllare. E Francesco,camminando lentamente, si racconta le avventure del nonno Pasquale :intrighi, pericoli , fughe, vittorie, sconfitte, persino un delitto: Il viaggio e le imprese che avevano trasformato in un uomo il ragazzo di 18 anni scappato da casa. Insieme ai compagni,durante le prove, impara a usare la voce e a non recitare a memoria, perchè Il buon narratore ricrea ogni volta la sua storia a seconda del pubblico e della situazione. Al pomeriggio della domenica c’è lo spettacolo. Sono venuti in tanti, dalle frazioni vicine in cui si è sparsa la voce. C’è un pubblico vero, mica soltanto di genitori. Quando arriva al punto del racconto in cui Pasquale, a New York, deve trovarsi un lavoro,se no la ragazza lo pianta, Francesco si butta in ginocchio, alza le braccia al cielo e urla “minchia! E uora ammia chi mm ò dà u travagghiu? Dui juorni aju, dui juorni p’ attruovarlu o muriri”. Poi, alternando italiano e siciliano Francesco racconta di come Pasquale, analfabeta, corre per la città cercando di farsi leggere l’ annuncio economico che ha trovato su un giornale e che dice così“ cercasi elettricista d’ambo i sessi”. Che cosa voglia dire esattamente non lo capiscono tanto bene né lui né i disgraziati che consulta dietro pagamento di qualche moneta. Alla fine un napoletano che se la tira dà il suo responso: “Acca, a la America, sunno molto chiù pruoggrediti c’annuie. Aaccà l’elettricista nun gliè piace ca sia uommo, comme ce piace annuie e nianche c’a ssia fimmena, cummme nun stà bbene nianche accà. E alluora o vugghiuno miezzo uommo i mezza fimmena”. Il povero Pasquale lo prende per la giacca: ma come sarebbe mezzo uomo e mezza donna? “Famme capì com’aggia fa”. “E..tu pritiende truoppo- dice il napoletano- i t’aggio ditto acccosa vogghiuno, comme facerlo sta attì piensallo. E uora caccia a mmuneta”. E cosi Pasquale si trova senza una lira e con un enigma in più. Alla fine si fa confezionare, a gratis, da due belle apprendiste di sartoria che stravedono per lui, un vestito che è per metà una tuta da meccanico blu e per metà una gonnellina rossa, per metà giacca con camicia e cravatta e per metà corpino di pizzo con annessa tetta finta. Qualcuno procura una parrucca che per metà è fatta di riccioli biondi e nell’altra metàha un ciuffo nero brillantinato alla Rodolfo Valentino e una lunga basetta. Mezza bocca è disegnata a cuore e dipinta di rosso , un occhio è bistrato e viene apposto un neo su una guancia incipriata. L’effetto è davvero stupefacente, il maggiordomo di una delle più ricche famiglie di Manatthan vede in lui qualcuno che potrebbe far tornare a sorridere il figlio del padrone,un bambino malaticcio e depresso. Lo assume immediatamente. Va da sé che Pasquale, iniziando a recitare come clawn domestico, in breve arriva sulla scena di Brodway. Francesco declama come un puparo “ Pasquali divenni atturi famusu, e tanti ne feci e tanti ne disfeci finu acchè turnetti allu paisi duvi ancura allu jornu d’uje delli sui jesti si sentri parlari.” Francesco tace e abbassa la testa sulle ginocchia. Scroscia un applauso che si sente fino a qualche chilometro di distanza. Tornando a casa Francesco dice alla mamma che non vuole più fare la scuola di fotografia. “E che vuoi fare?” gli chiede lei . “Il Liceo Classico” “Il Liceo Classico? Tesoro! Ma hai sempre detto che un liceo è troppo difficile per te.” “Sì, ma sai, mamma? In Sicilia, invece, che Biancaneve e Cenerentola, ai bambini, per farli dormire, raccontano la storia del Ciclope, e mi è venuta voglia di leggerla in lingua originale. Era così arrabbiato con Ulisse, per quello gli aveva fatto, che ha preso delle enormi rocce e glie le ha scagliate contro. E sono ancora lì quelle rocce,davanti alla spiaggia del paese di papà. Me li ricordo benissimo, i faraglioni di Acitrezza, anche se è tanto che non ci torniamo.” LA FORESTERIA "TIZIANO TERZANI" DI CASCINA MACONDO
Il nome "Macondo" che abbiamo dato alla nostra Cascina nel 1992 " Macondo era allora un villaggio di venti case di argilla e di canna selvatica costruito sulla riva di un fiume dalle acque diafane che rovinavano per un letto di pietre levigate, bianche ed enormi come uova preistoriche. Il mondo era così recente, che molte cose erano prive di nome, e per citarle bisognava indicarle col dito. Tutti gli anni verso il mese di marzo, una famiglia di zingari cenciosi piantava la tenda vicino al villaggio, e con grande frastuono di zufoli e tamburi faceva conoscere le nuove invenzioni. Prima portarono la calamita. Uno zingaro corpulento, con barba arruffata e mani di passero, che si presentò col nome di Melquìades, diede una truculenta manifestazione pubblica di quella che egli stesso chiamava l'ottava meraviglia dei savi alchimisti della Macedonia. Andò di casa in casa trascinando due lingotti metallici, e tutti sbigottirono vedendo che i paioli, le padelle, le molle del focolare e i treppiedi cadevano dal loro posto, e i legni scricchiolavano per la disperazione dei chiodi e delle viti che cercavano di schiavarsi, e perfino gli oggetti perduti da molto tempo comparivano dove pur erano stati lungamente cercati, e si trascinavano in turbolenta sbrancata dietro ai ferri magici di Melquìades…"
Si ringrazia Gabriel Garcia Marquez per aver scritto e regalato agli uomini un così grande libro. A lui la nostra gratitudine e il nostro affetto.
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Ultimo aggiornamento ( Lunedì 07 Maggio 2012 17:01 ) |
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