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CAPPUCCETTO ROSSO, di Antonella Ossorio |
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Scritto da Tartamella | |||
Lunedì 30 Luglio 2018 10:16 | |||
CAPPUCCETTO ROSSOA i margini d'un bosco, in una casettina, insieme alla sua mamma viveva una bambina: Carlotta Melarancia Giuditta Saltafosso, più nota con il nome di Cappuccetto Rosso. Infatti sulla testa portava a tutte l'ore un grazioso cappuccio tinto di quel colore. Ognuno ha le sue fisse, di ciò non dico un'acca, ma quella ragazzina era un bel po' bislacca! Un bel giorno d'estate, suonato il mezzodì, la mamma disse a un tratto: "Bambina, vieni qui. Ho messo nel cestino quarantatré frittelle, un pollo, una pagnotta, duecento caramelle, un tacchino ripieno e infine una frittata per la povera nonna che è sola ed ammalata. "Morir per la stanchezza non trovo giudizioso, per questo ora mi siedo e un poco mi riposo. Pensò queste parole, la nostra Cappuccetto, di certo consigliata da qualche diavoletto; sedette poi bel bella sotto un ippocastano. Ma all'improvviso accadde qualcosa d'assai strano: si fece il verde bosco silente ed irreale, apparve poi dal nulla un tizio eccezionale: minaccioso, peloso dallo sguardo un po’ cupo ma nemmeno poi tanto, trattandosi d'un lupo. "Buonasera" lui disse con tono assai furbesco, "il momento è ideale per prendere del fresco." Cappuccetto pensò: "Ma che tipo screanzato, parlarmi senza prima essersi presentato!" Quasi che il lupo avesse letto nel suo pensiero, s'inchinò a Cappuccetto con fare salottiero: "Mi chiamo Osvaldo Lupo, son guardia forestale." "Che strano, avrei giurato lei fosse un animale!" rispose Cappuccetto, ed arrossì confusa, dicendo sottovoce parole alla rinfusa. Ridendo e raccontando gustose barzellette passarono i minuti, si fecero le sette. Poi disse Cappuccetto: "Adesso ho proprio fretta: c'è tanta strada ancora e nonna che mi aspetta. Malata e senza cena sarà triste e depressa." Fu allora che il furbastro propose la scommessa: "Chi primo dalla nonna giunge a destinazione vince il resto di nulla, più la soddisfazione." "Accetto volentieri!" rispose la bambina e con il cuor contento firmò la sua rovina. Intanto il lupo Osvaldo, veloce come un treno, raggiunse la nonnina in un battibaleno. Entrò nella casetta e senza esitazione della dolce vecchierella fece un unico boccone. S'aggiustò la cuffietta, gli occhiali e lo scialletto e attese che arrivasse l'ignara Cappuccetto. Passata un' ora disse: "Mi son dato alla fuga, ma questa ragazzina sembra una tartaruga! Ho corso a più non posso come un motore turbo; a prendermela comoda sarei stato più furbo." In questa vana attesa trascorsero due ore e cresceva in Osvaldo intanto il malumore. "Certo sarà perduta, ferita, forse morta!" si preoccupava il lupo, quand'ecco, dalla porta, qualcuno dette piano un rapido colpetto. "Chi è?" domandò il lupo. "Io sono Cappuccetto!" "Entra pure, mia piccina, di certo sarai stanca!" "Ti confesso, nonnina, ho il fiato che mi manca ... ma le tue belle guance san diventate irsute, è proprio peggiorato il tuo stato di salute!" "Ho solo il mal di testa e la pressione bassa ma se mi dai un bacino scommetto che mi passa." "Nonnina, la domanda spero non ti dispiaccia, perché hai tanti peli sulle mani e sulle braccia? E come mai mi guardi con questo gran cipiglio? E perché la tua mano somiglia ad un artiglio? I tuoi denti, nonnina, san lunghi ben due spanne, non te n’avere a male, ricordano le zanne. E quegli occhi da folle, quel nasone schiacciato!” "Insomma, Cappuccetto, mi son bell'e stufato! Cominciamo a chiarire che io, malgrado tutto, sarò forse malvagio, ma non di certo brutto. E poi le tue domande mi han proprio innervosito, e a me l'arrabbiatura concilia l'appetito." Dette queste parole, senza nessun rimorso, il lupo Cappuccetto divorò in un sol morso .. Infine, soddisfatto del pranzetto abbondante, di botto Osvaldo cadde in un sonno pesante. Se ne stava a ronfare da numerose ore quando passò per caso un baldo cacciatore; a sparar col fucile era proprio negato, ma è facile colpire un lupo addormentato. Così il povero Osvaldo di botto si svegliò con sulla pancia un buco grande come un oblò, da cui vennero fuori, con finale ad effetto, un cervo, uno scoiattolo, la nonna e Cappuccetto. Quest'ultima che odiava essere divorata, al lupo prontamente dette una gran pedata che la povera bestia, assai malconcia e pesta, in meno di un secondo spedì nella foresta. La fiaba a dire il vero, sia detto per inciso, prevedeva nel finale che il lupo fosse ucciso. Però quel lupo Osvaldo, sebbene un po' selvatico, era un tipo gioviale, tutt' altro che antipatico. E poi di lupi veri, sappiamo bene in fondo, ne son rimasti pochi in questo nostro mondo; per questo volentieri gli salviamo la vita. E adesso arrivederci, la favola è finita. A raccontarne un' altra sono subito pronto. M'ascoltate, bambini? Ricomincia il racconto! ![]() “Lèggere è bèllo come scrìvere, viaggiare, fare l’amore” (Pietro Tartamella)
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